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Frontiere culturali Quali orizzonti si aprono a partire dalla molteplicità di reti e di flussi     E’ giunto il momento del congedo e dunque di un bilancio. Ho preso mille anni di storia e ho cercato di guardare orizzonti e prospettive che non fossero i luoghi comuni che circolano nelle scuole e nei social. Molti fatti citati sono noti a tutti, molti invece trovano impreparati la maggior parte dei lettori, ma non era l’intenzione delle mie lezioni raccontare fatti e personaggi. Ciò che conta è il metodo e il senso di ciò che conosciamo e, naturalmente, senso vuol dire sia significato sia direzione. La pretesa di fare una storia oggettiva, sull’onda della scienza seicentesca, è naufragata e non soddisfa più un’indagine seria. Che non esistano fatti ma solo interpretazioni è vero non perché lo ha detto Nietzsche, ma perché la scienza della complessità ne ha chiarito il senso in modo sia sperimentale sia teorico. Le interpretazioni corrispondo
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La schiavitù Ricostruzione del fenomeno oltre moralismo e anacronismo Lo storico   Herbert Klein scrive “ Benché la maggior parte della ricerca in merito abbia invalidato le convinzioni tradizionali sulla tratta atlantica, queste ultime rivelano ancora una forza enorme, e continuano a essere ripetute nei testi normalmente destinati alle scuole primarie e secondarie”. E’ giusto chiedersi perché abbia deciso di inserire un articolo sul tema della schiavitù proprio sul finire di queste lezioni di storia che abbracciano un millennio, tenuto conto soprattutto del fatto che il fenomeno è sostanzialmente scomparso. Rimane riconosciuto in alcune aree marginali del mondo islamico come la Mauritania, ma nel complesso il fenomeno è stato estirpato e soprattutto è considerato illegale ovunque. Come ho scritto altrove, anche a proposito della globalizzazione, esiste una tendenza culturale a non vedere i cambiamenti che la società umana ha realizzato; c
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La globalizzazione Contro la riduzione a fenomeno già visto e il nuovo mondo che essa crea Quando negli Anni 90 del 1900 si cominciò a parlare di globalizzazione la maggior parte delle persone di media cultura, soprattutto in Italia (chissà perché?), sentì puzza di bruciato e, mettendo insieme i due concetti che aveva compreso, decise che essa era male e che dovevamo combatterla. Era male perché mostrava il trionfo del “capitalismo” a livello planetario. Nonostante il recentissimo, allora, crollo del comunismo in Europa, quelle persone continuavano a sognare la morte dell’economia di mercato pur non sapendo con cosa andasse sostituita. A dire il vero non sapevano neppure come combatterla e per questo si limitarono ad articoli di giornale e alla diffusione della critica alla globalizzazione nelle scuole, creando generazioni di convinti anticapitalisti (che naturalmente, come i loro maestri, non sapevano né come combattere la società né cosa costruire in alternati