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Visualizzazione dei post da gennaio, 2020
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La globalizzazione Contro la riduzione a fenomeno già visto e il nuovo mondo che essa crea Quando negli Anni 90 del 1900 si cominciò a parlare di globalizzazione la maggior parte delle persone di media cultura, soprattutto in Italia (chissà perché?), sentì puzza di bruciato e, mettendo insieme i due concetti che aveva compreso, decise che essa era male e che dovevamo combatterla. Era male perché mostrava il trionfo del “capitalismo” a livello planetario. Nonostante il recentissimo, allora, crollo del comunismo in Europa, quelle persone continuavano a sognare la morte dell’economia di mercato pur non sapendo con cosa andasse sostituita. A dire il vero non sapevano neppure come combatterla e per questo si limitarono ad articoli di giornale e alla diffusione della critica alla globalizzazione nelle scuole, creando generazioni di convinti anticapitalisti (che naturalmente, come i loro maestri, non sapevano né come combattere la società né cosa costruire in alternati
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Il 1900: ideologia e politica Ruolo della cultura ideologica e politica nella società di massa Per molti, soprattutto nati in questo secolo, la società di massa consiste nei “ social ” come Facebook, Instagram, Twitter, Linkedin e simili. Per i loro genitori invece il riferimento erano i “ mass media ”, giornali, riviste, radio, TV e poi Internet. In realtà queste sono solo manifestazioni esteriori e proiezioni di qualcosa di più profondo che ha inizio alla fine dell’Ottocento e si è consolidato nei decenni successivi, aprendo spazi e possibilità che si sono materializzati in strumenti che cercano di incarnarne il senso. Per chi fosse interessato al senso di tutto ciò, senza perdersi nei particolari costruiti, consiglio due libri, che ritengo fondamentali: La ribellione delle masse di Ortega y Gasset del 1930, ma tradotto (chissà perché) in italiano solo nel 1962; Massa e potere di Elias Canetti, del 1960, ma tradotto (chissà perché